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TOTALITARISMO

 

L’immediatezza, peggiore della velocità, ha trasformato noi e il nostro mondo. “Dormirci sopra” è quasi impossibile. Vado incontro a un amico, lo faccio camminando, camminando penso, creo un universo. Vado da un amico, mi sono fatto precedere da messaggi vocali e tutto un nulla che mi rappresenta, non resta che consumare l’incontro. Ecco: il Capitale si sposta in rete. È una guerra, una invasione. Contro il nostro perduto intimo precedente. Non che quello fosse un assoluto esistente di per sé, non che si stia smarrendo una autenticità: semplicemente cambiamo repentinamente. Sovente ciò che cambiamo è il niente col niente e questa esperienza del nulla ci scuote.

Vi dirò:

per farsi la prima pera (di eroina), e poi per farsi le successive, ai più occorre assentire, occorre volerlo. Quando poi finalmente sei riuscito a diventare un tossico, quella volontà, non serve più. Tu sei in quanto tossico, tu devi farti. Bene:

quanto dobbiamo, di ciò che siamo o crediamo di essere, amici e nemici, eroi e traditori, ribelli o militanti asserviti, artisti, giornalisti, intellettuali, belli e desiderabili, vittime, qualsiasi cosa … ecco: quanto di qualsiasi cosa ci riguardi lo dobbiamo al web? Quanto vogliamo e quanto dobbiamo partecipare? Quanto è possibile retrocedere, recedere, rifiutare?

Ogni volta che mi sono affacciato a questa finestra, negli ultimi due anni, ho assistito al dibattito feroce intorno al tema “esiste o non esiste il virus”. Perché se il virus esiste, allora siamo favorevoli a qualsiasi cosa finanche a lager e segregazione, se invece non esiste beh, allora no. E questo mi sembra un problema. Un problema insormontabile.

Cosa “esattamente” mi sembra?

tra sei mesi saremo pronti a mandare nostro padre in un lager o a sparargli, e questo perché, nostro padre, sarà nel frattempo diventato un padre fatto, prima che di carne, di pixel e concetti generati o filtrati attraverso i media.

Una domanda:

come sarebbe senza l’immediatezza? Come sarebbe senza la possibilità di lanciare in web qualsiasi elemento ci attraversi la mente in ogni momento esattamente come si lanciano pietre e bacini? Come sarebbe contestualizzare in un ambiente reale, insieme a persone reali che frequenti sempre, che ti sono accanto, con cui vivi e a cui sei legato non attraverso uno schermo? Come sarebbe separarsi per un lungo anno dagli amici e non sentirli mai, né averne notizie e poi infine tornare? Cosa ci sarebbe oltre al desiderio di riabbracciarsi, quale polemica, quale paranoia rimbalzata in un nanosecondo fin qui dal Camerun o dalla Corea? Allora il mondo sarebbe ancora così diverso per ciascuno? Diverso, ebbene sì. Perché le persone, da quel che rilanciano in rete, sembra davvero vivano in pianeti diversi. C’è quello che sta vivendo l’avvento di Hitler e quello che sta vivendo la Firenze del Boccaccio. Le notizie sono aderenziali, confermano e rilanciano e potenziano profili di uomini-utenti sempre più extraterrestri l’uno per l’altro e tutti nei confronti del pianeta, che intanto si trasforma in funzione di questa diversità e diventa anch’esso altro. Ma i maiali non muoiono per strada dopo aver grufolato nei panni degli appestati (Decamerone, pagina 1) – almeno per il momento. E se non mi vaccino non finisco nel lager – almeno per il momento. I riferimenti alla peste e al nazifascismo sono anacronistici. Peste e nazismo sono solo brand.

E piuttosto: davvero vogliamo produrre numeri, davvero vogliamo essere numeri e basta, essere solo questa esperienza informatica e uscire di casa solamente per consumare, finché non dovremo nemmeno più uscire di casa? Davvero vogliamo? Perché io vedo una urgenza altra, e l’urgenza è che tra un po’, domani, o ieri e magari è già troppo tardi, noi non potremo più essere altro. Altro, dico, e non precedente - a me quel che era prima faceva abbastanza schifo. Non sto dicendo: torniamo indietro. Sto dicendo che dobbiamo andare avanti e che vorrei ci fosse più di una sola maniera per farlo.

Qualsiasi aspetto della vostra vita, tutto ciò che siete, passerà da un computer e dal web. Sarete completamente determinati dal rapporto del vostro corpo e della vostra psiche con un computer e con il web. Questo è il totalitarismo.